Un'idea particolare, un videogioco concepito specificamente per bambini e giovani colpiti dal cancro che potrebbe dare loro la sensazione di avere il potere di sconfiggere la malattia, distruggendo le cellule del cancro.
Nel 2001 Pam Omidyar fondò HopeLab per fare della sua idea una realtà.
Il risultato è stato un gioco chiamato Re-Mission, uno sparatutto tridimensionale in cui l'eroina Roxxi, una intrepida nanobot viene iniettata nel corpo di un paziente e distrugge le cellule di diversi tipi di cancro attraverso 20 livelli, attraverso l'ausilio di armi come il chemio-fucile o i razzi antibiotici.
Il gioco è stato creato da sviluppatori e animatori di importanti video game, in collaborazione con consulenti scientifici e medici e con lo staff di HopeLab. E' stato progettato per essere avvincente e divertente e allo stesso tempo per migliorare la conoscenza dei giocatori giocatori rispetto al cancro e migliorare la loro fiducia nella capacità di poter resistere alla malattia.
Sia teenager che giovani adulti affetti da cancro hanno partecipato attivamente allo sviluppo del gioco per assicurare che esso fosse divertente e che toccasse tutti i temi principali con i quali i ragazzi devono confrontarsi tutti i giorni durante la loro lotta contro il cancro.
HopeLab ha condotto un trial su 375 pazienti tra i 13 e i 29 anni volto a valutarne l’efficacia; stando ai risultati preliminari pare che la qualità della vita, il livello di conoscenza del cancro, la capacità di comunicare e di gestire gli effetti collaterali e l’aderenza al regime di terapia siano aumentati nei pazienti che hanno giocato a Re-Mission.
Il gioco si può ordinare dal sito www.re-mission.net ed è distribuito gratuitamente ai giovani malati.
“Quella signora non propone fumo“, commenta Gianluca Castelnuovo docente di pasicologia clinica all’ università Cattolica di Milano e pioniere della e-terapy in Italia. “Il gioco e la competizione anche coi ragazzi sani restituiscono all’ adolescente malato una sensazione di normalità che cure e ospedale gli negano. Se lo stato d’ animo migliora, aumenta anche la risposta immunitaria. La psicometria dimostra che i valori dei linfociti T (le cellule che innescano le difese dell’ organismo) crescono di pari passo con il benessere psicologico”.