Nuova categoria a rischio AIDS.Correlazioni statistiche e storiche.
A cura di Diego Tomaselli, Consulente Informatico.
Scopo di questo studio è dimostrare l’esistenza di una categoria a rischio di AIDS finora rimasta sconosciuta, ma desumibile dallo studio approfondito delle statistiche distribuite dall’Istituto Superiore di Sanità. La scoperta in oggetto è stata effettuata analizzando in particolare il grafico rappresentato in Figura 3 (“Età mediana[1] alla diagnosi per xexxo e anno di diagnosi”) del documento “Aggiornamento dei casi di AIDS notificati in Italia al 31 dicembre 2003”[2] emesso a cura dell’Istituto Superiore di Sanità:
Il grafico rappresenta l’età alla quale più frequentemente si scopre di essere malati, e mostra l’andamento di questo dato nel tempo. Si nota immediatamente una marcata regolarità nell’aumento delle età mediane negli anni, nonché nel suo mantenersi equidistante tra maschi e femmine. Trattandosi di un calcolo basato non su “medie”, ma su “mediane” (oltretutto effettuato su un numero fortunatamente esiguo di malati)[3] l’esistenza di tale regolarità risulta particolarmente interessante; come vedremo, invece, negli anni statisticamente più rilevanti (cioè quelli col maggior numero di casi) tale regolarità risulta incredibilmente “perfetta”. Il grafico in esame riporta le età con solo i numeri pari (da 24 a 40 anni) mentre gli anni di diagnosi sono precisamente riportati. Per evidenziare più efficacemente i dati che hanno formato la base di questo studio, riportiamo invece gli stessi dati su scala esatta riferendola, per semplicità, ai soli uomini, che rappresentano comunque oltre i 3/4 di tutti i casi:[4]
Il grafico così modificato, non solo mostra più chiaramente l’andamento di tale regolarità, ma ne palesa immediatamente l’inclinazione quasi perfetta a 45° ed il suo svolgersi in una retta, anch’essa quasi perfetta. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel periodo 1994 – 2000, comprendente gli anni in cui è stato rilevato il maggior numero di casi (1994 - 1996)[5] e che pertanto rappresenta, dal punto di vista statistico, quello più indicativo. Come si nota, in tutti questi anni, l’età alla quale ci si ammala di AIDS è salita quasi perfettamente (e in modo assolutamente perfetto nel periodo summenzionato) di un anno ogni anno. Potrebbe sembrare una semplice coincidenza, tuttavia se si considerano, anziché le età, i relativi anni di nascita, ci si rende immediatamente conto che, ad esempio:
- il gruppo di persone più colpito nel 1994 (e cioè gli uomini 33enni, secondo sempre lo stesso grafico) era composto dai nati nel 1961/60[6]
- il gruppo di persone più colpito nel 1995 (e cioè gli uomini 34enni) era composto dai nati nel 1961/60
- il gruppo di persone più colpito nel 1996 (e cioè i 35enni) era composto dai nati nel 1961/60
- il gruppo di persone più colpito nel 1997 (i 36enni) era composto dai nati nel 1961/60
- il gruppo di persone più colpito nel 1998 (37enni) era composto dai nati nel 1961/60
- il gruppo più colpito nel 1999 (38enni) era composto dai nati nel 1961/60
- il più colpito nel 2000 (39enni) era composto dai nati nel 1961/60
Gli altri anni differiscono di molto poco rispetto a quelli forniti come esempio, che comunque rappresentano il periodo statisticamente più importante, dato che ricomprende gli anni col maggior numero di casi. In altri termini, si può osservare che il range delle classi più colpite dall’AIDS è estremamente ristretto: il grafico fornito dall’Istituto Superiore di Sanità può essere ridisegnato sostituendo l’età anagrafica con il relativo anno di nascita,[7] palesando così, anche visivamente, la particolare predisposizione ad ammalarsi di alcune classi specifiche:
In particolare, si nota come, nel corso degli ultimi dieci anni (1994-2003), il gruppo più colpito sia sempre stato composto dai nati solo fra il 1960 ed il 1963, negli ultimi 13 dai nati fra il 1959 ed il 1963, negli ultimi 16 dai nati fra il 1958 ed il 1963. Nell’arco di quasi vent’anni di epidemia, fin da quando i casi erano meno di 500 l’anno, cioè sin dal 1985 (solo 198 casi)[8]
questo range si allarga a comprendere solo gli anni 1955-63.
Si potrebbe pensare che si tratti semplicemente di distorsioni dovute magari al fatto che in tali anni siano semplicemente nate più persone, per cui potrebbe essere possibile che i malati siano di più per il semplice fatto che esistono molte più persone nate in quegli anni.
Tuttavia, così non è: prendendo ad esempio il gruppo più colpito negli ultimi dieci anni (i nati tra il 1960 ed il 1963) esso conta 3.737.442 bambini, mentre negli anni successivi si assistette a periodi più prolifici:[9]
1961-1964: 3.843.370
1962-1965: 3.904.171
1963-1966: 3.946.854
1964-1967: 3.935.290
1965-1968: 3.849.342
1966-1969: 3.791.350
E negli anni precedenti i nuovi nati furono ancora meno: ad esempio nel periodo 1955-1958 furono meno di 3 milioni e mezzo. Inoltre tali conteggi non tengono conto della mortalità, che contribuirebbe ulteriormente ad aumentare la differenza tra i nati tra il 60 ed il 63 e quelli nati appena dopo, rendendo questo strano fenomeno ancora più inspiegabile.
Oppure si potrebbe pensare che la differenza con le altri classi di età sia comunque minima, e quindi tale predisposizione non sarebbe particolarmente significativa. In questo caso, si può utilizzare la tabella n. 6, fornita sempre nello stesso documento
dell’Istituto Superiore di Sanità:[10]
Per meglio comprendere le implicazioni di questi dati, è utile trasporli in grafici:[11]
Come si vede, apparentemente questi dati non sembrano sottendere alcuna logica precisa: alcuni gruppi dapprima salgono e poi scendono (30-34enni) altri invece scendono decisamente (25-29enni, scesi di oltre l’85% in dieci anni) altri ancora invece salgono vertiginosamente (35-39enni, saliti di oltre il 111% nello stesso periodo).